lunedì 10 ottobre 2011

oh mio dio.

No dico... OH-MIO-DIO!!! Mi si è sciolto il palato, il cuore, i pensieri e l'anima... beh d'altronde sono cose che capitano quando Lui non c'è. Il punto è che io amo le cipolle. Ma proprio le amo. Anche se non è sempre stato così, in giovinezza le scartavo dai piatti con cura certosina, temendo potessero distruggermi come un pugno di neutrini in calore. Naturalmente vien da se che se è pur vera la leggenda degli opposti, quelli che si attraggono, capirete da voi che Lui segue la mia dottrina di tanti anni fa: schifo schifo schifo. Della serie, con il piatto di ragù fumante davanti...

Lui: "Quanto aglio hai messo??"
Lei: "Ma non senti il profumo?? E' cipolla! E comunque ne ho messa pochissima, poche piccole infinitesimali sfoglie, giusto per insaporire. E non le troverai mai."
Lui: "Aglio... Cipolla... il risultato non cambia. Non mi piacciono."
Lei: "Embè se vuoi il bis non te lo do."

Così quando mi trovo in solitudine, col freddo fuori e FINALMENTE un po' di tepore in casa dovuto al vino che sto trangugiando da ore visto che il tè se n'è sceso come sciroppo senza sortire effetto alcuno, squinzillacchero ai fornelli cercando di trovare il giusto equilibrio tra i sapori, di trovare qualcosa che mi inebri, che mi soddisfi, che risvegli in me la voglia di ri-cucinare ri-lavare i piatti ri-mangiare e poi bis e bis. Da sola. Senza fretta. Ed ecco che la lampadina si illumina. TU HAI UNA CIPOLLA IN FRIGO. Ed ecco che il frigo ripete a gran voce IO HO UNA CIPOLLA DENTRO DI ME. Ooooh... cipolla mia, come ti farei. Come???
Prendo il mio fedele iPhone, (a proposito, grazie Foxconn, grazie Steve & co.) e inizio a googlare cipolle ricette cipolle cucinare cipolla rossa cipollina mia, finché non approdo in un sito senza nome senza grafica senza niente e decido che quella sarà la mia cena. O meglio, accompagnerà qualcosa di non ancora ben definito in un secondo piatto.
Esito ancora, stravaccata sul divano con un libro di cucina tra le mani in cerca d'altro - della serie non si sa mai! magari riesco a mangiare qualcosa di ancora più buono! - ma nulla. Ho fame. E tutto ciò che posso fare è alzarmi con immensa fatica da quella posizione così coooomoda, e recarmi in cucina per prelevare la cipolla che da tempo ormai immemore cercava di avere attenzioni. La prendo, la sfoglio, la taglio in quattro pezzi, sapendo già che una volta in pentola si sfoglierà. Pazienza, vorrà dire che avrà un aspetto rusticoartistico. Scelgo la casseruola migliore, senza quel velenoso teflon che quasi pare tenti di cambiare il sapore agli alimenti, e le faccio fare la conoscenza di olio evo, pepe e tanto sale. Tanto che mentre lo mettevo già riuscivo a figurarmi le nuove comitive di cellulite sulle mie cosce.
Copro la pentola, mentre penso a cosa poterci abbinare, e soprattutto cosa ho a disposizione.
Ed eccola la lampadina!!! Tentennava, sembrava stesse per fulminarsi e invece SBAM! tira fuori un'idea. Pollo. Una fettina di pollo.
Unica e sola superstite di tutta la sua stirpe, finisce tra le mie mani mentre la taglio a dadini. Preparo uno spicchio d'aglio e due sfoglie di burro, mentre controllo che la mia cipolla non affoghi nel sale. Ed è lì che mi rendo conto che è giunto il fatidico momento. Lo zucchero. Zucchero e aceto balsamico. Con coraggio e convinzione un cucchiaio là, uno spruzzo lì, ed è fatta. Scoperchio e lascio che la casa prenda odore, di agrodolce, di buono, di vecchi tempi, di... cipolla in agrodolce. Il tempo di caramellare quel ben di dio e spengo per accendere il padellino con il burro e l'aglio in camicia - mancava poco che avesse anche la cravatta stasera, giusto per l'occasione! - per evitare sapori eccessivamente forti.
Avete mai provato a rigirare il padellino? Io faccio goal con il burro. Nel senso che lancio l'aglio verso i riccioli e faccio goal. Sul serio. Divertimento puro e niente falli.
Una volta che ho insaporito il burro ci verso i dadini di pollo, e dopo averli dorati m'invento l'inverosimile: aggiungo volta per volta vino rosso, tirare, sale, tirare, sottiletta (ebbene si!), tirare la salsina, e pangrattato, tirare ma poco tanto è già pronto, non stavo mica cuocendo un'intera coscia di pollo!
Soddisfatta sorseggio il vino Malvasia rimanente, e adagio su un piccolissimo piattino (di quello quasi per dolci, Ikean Dekoraten!) la Cipolla Caramellata in Agrodolce e il mio pollo che ormai ha preso un tale colore che mi verrebbe di chiamarlo Pollo in Viola, al quale do un tocco chic con un po' di glassa di aceto balsamico.
Mi siedo al tavolo, apparecchiato per una persona sola... sigh... assaggio la cipolla e un cubetto di tonno e... Oh mio dio. OH-MIO-DIO.
Devo ringraziare solo una persona per questa magnifica cena... Lui. Fortuna che non c'è perché non saprei proprio come baciarlo ora.

Il geco e la zanzara. Il nostro nuovo inizio (?)

Ooooh. Si. Siamo sotto un nuovo tetto. Un tetto senza tegole, che qua non si è mica in montagna. Un tetto fatto di mattoni, semplice semplice, da dove ahimé - causanonsisacosa - scorre un pochetto di acqua, se piove, in una casa fredda per le prime giornate d'autunno senza riscaldamento e senza sole a intiepidire l'aria.
In compenso abbiamo un nuovo amico rettile nel cortile sul retro. Un piccolissimo geco abbronzato, che resta immobile per ore e ore e ore sul muro rosso, in attesa di non si sa cosa, vista la temperatura non più mite. Ora che ci penso, sarà imbalsamato. Ché il color nerofumo che lo caratterizza mi ricorda tanto le mummie egizie o i corpi imbalsamati di adepti a strane sette come quelli che ieri sera a Mistero hanno fatto capolino.
Domani penserò a qualcosa per intraprendere con lui una fruttuosa e leale amicizia. Capace che gli offrirò vitto e alloggio facendolo soggiornare in casa e rimpinzare di quelle fottutissime zanzare che hanno trovato l'Eldorado sotto questo tetto togliendoci il benedetto sonno. Essì che loro stanno calde qui. Mica come me.