lunedì 19 maggio 2008

auguri scè...

Chiamo chiamo e non risponde nessuno. Sembra che abbiano tutti di meglio da fare che rispondere al telefono. Ho una voglia matta di raccontare, e nessuno vuole ascoltarmi. Di raccontare che ieri lui è cresciuto di un anno, che gli ho regalato un obiettivo nuovo per la sua fotocamera digitale, che ha fatto 500 foto in una sola giornata, che il tempo era una merda e che poi è diventato splendido, che ci siamo fatti 30 tutor avanti e indietro per arrivare e tornare da Roma, che siamo stati tra automobili, aerei e treni velocissimi, che abbiamo pranzato in una piccola osteria nei vicoli della città, che abbiamo dormito ore su un prato ricco di sole con teste di marmo a scrutarci dall'alto della loro colonna, che 6 ore di capitale sono durate il tempo di un bicchiere di vino, che a sera stanchi nel letto abbiamo rivisto ogni singolo scatto, che sorridevamo davanti a quello del dalmata che beveva ad una fontana, che ricordavamo il turista che ci aveva perso dentro il cellulare, e che forse era ora di chiudere gli occhi e di cominciare un nuovo anno insieme. E che per la prima volta nella mia vita oggi ho fatto tardi al lavoro per un orrendo motivo, che il solito treno di pendolari sul quale viaggiavo si è schiantato contro un'auto, che il deficiente che la guidava aveva due bambini sul sedile posteriore, che la macchina era accartocciata sotto il muso fumante del vagone, che ho dovuto camminare a piedi per dei chilometri, che ho tardato miracolosamente solo di un'ora, e che quell'incosciente con i suoi piccoli sono ancora vivi a quanto dicono i giornali. E che ho bisogno impellente di una doccia e di una ceretta, e che non so cosa cazzo cucinare, e che - come al solito - ho voglia di riabbracciarlo.
E che forse l'unico modo che mi resta per raccontarmi è questo.